40 anni dal sequestro di Aldo Moro

Il mattino del 16 marzo 1978 in via Fani a Roma, veniva sequestrato dalle Brigate Rosse l’allora presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro.

Nell’attentato venne uccisa l’intera scorta di Moro, composta da cinque agenti dei Corpi Speciali.
Aldo Moro si stava recando in Parlamento, dove avrebbe votato la fiducia al quarto Governo, presieduto da Giulio Andreotti. La sua idea politica era quella della cooperazione tra i due maggiori partiti italiani del momento, cioè la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano.
Il leader della DC venne ritrovato morto dopo cinquantacinque giorni di prigionia, il 9 maggio 1978.
È uno degli episodi più drammatici dell’intera storia dell’Italia repubblicana, ed è stato oggetto di analisi da numerosi scrittori.
Primo fra tutti, Sciascia, a cui va il merito di aver insistito per primo sull’importanza delle lettere scritte da Moro durante la sua prigionia, lettere rimaste inascoltate per molti anni, anche dai suoi più stretti amici e collaboratori.
Sciascia scrive L’affaire Moro “a caldo”, nel 1978, e rappresenta di fatto il primo tentativo di far luce sull’oscura vicenda che circonda il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.
Fasanella, nel libro La storia di Igor Markevic: un direttore d’orchestra nel caso Moro, propone una pista inedita, attraverso le storie di personaggi in apparenza lontani, ma che sembrano in realtà collegati dalla stessa catena di eventi.
Il romanzo-inchiesta Il Segreto, fu scritto dal cronista Antonio Ferrari nel 1981. Uscito solo recentemente, a quel tempo qualcuno ne impedì la pubblicazione, essendo un testo che -come dice Ferrari- “metteva in discussione quello che si doveva credere”.
Citiamo anche Il Prigioniero, delle scrittrici Braghetti e Tavella, un documento unico che ricostruisce i cinquantacinque giorni di reclusione di Aldo Moro, raccontando la quotidianità, i rapporti umani, le conversazioni, le paure e le speranze delle persone che abitarono la casa-prigione di via Montalcini che la Braghetti comperò, arredò e preparò.

Doveva Morire, scritto trent’anni dopo la morte di Aldo Moro da uno dei magistrati impegnati nell’inchiesta, ripercorre le indagini sul caso, offrendo nuove testimonianze e rivelazioni decisive.