Copertina dell'audiolibro Canto al deserto

Descrizione Audiolibro

A otto anni un colpo di lupara le ha ucciso il padre; a quattordici Tina è già un piccolo capobanda nell'immenso laboratorio criminale di Gela, terra di faide e di massacri, di sicari e di trafficanti, ma soprattutto, con il suo Petrolchimico, capitale dell'«industrializzazione senza sviluppo». Vestita come un maschio in jeans e giubbotto di pelle, capelli corti, seno fasciato stretto per nasconderlo meglio, esempio di femminilità negata, fredda nella sua determinazione, Tina diventa ben presto un vero e rispettato capo di quei «minorenni calibro nove» che rappresentano la temuta saldatura fra delinquenza comune e mafia. Un esercito di riserva addestrato e iniziato a una vita di normale illegalità, manodopera a perdere utilizzata per estorsioni e intimidazioni. La storia di Tina viene ricostruita in singoli tasselli (quasi con metodo investigativo) e ripercorsa per tappe essenziali (quasi con i modi di un inviato speciale in terra di frontiera). Il romanzo entra con uno sguardo «interno» nel mondo mafioso, ma soprattutto si sofferma su quella tragica città che è all'origine di tutto: una sola grande periferia fatiscente, una popolazione giovane e assolutamente priva di prospettive, il mito mancato dell'industria e l'altrettanto mancato incontro tra due culture (campagna e fabbrica, sud e nord). L'unico incontro possibile, auspicato, è quello fra la storia di Tina, narrata in terza persona, e la storia dell'io narrante. E l'incontro tra le due donne, tra due donne, infine avviene, in un'alba caliginosa, in un paesaggio degradato, tra campi incolti, presso il rudere di un viadotto mai terminato. Un tragico epilogo che è anche l'impegno, per i vivi e per i morti, a raccontare la storia che abbiamo appena terminato di leggere.

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