Descrizione Audiolibro
Nell’autunno del 1944 Hans Fallada viene recluso per circa tre mesi in manicomio. Un procuratore un po’ troppo zelante l’ha giudicato incapace di intendere e volere, dopo che lo scrittore, ubriaco fradicio, durante una lite con la moglie, da cui aveva appena divorziato, ha apparentemente tentato di ucciderla. Nel manicomio criminale l’autore, quasi per disintossicarsi oltre che per sopportare la pesante condizione carceraria, si dedica alla letteratura. Compone il romanzo breve di tono autobiografico Il bevitore e la fiaba per bambini Fridolino, tasso birichino. Si decide però anche a stendere, malgrado i rischi che ciò comporta, una sorta di memoriale sugli anni trascorsi sotto la dittatura nazista. Per sfuggire al controllo dei guardiani Fallada usa una grafia microscopica, capovolge le pagine già piene del manoscritto e continua a scrivere negli spazi fra una riga e l’altra, senza smettere di rigirare il foglio, ottenendo così una sorta di «crittografia», decifrabile soltanto a fatica con la lente d’ingrandimento. Non avendo mai preso aperte posizioni a favore dei partiti della Sinistra né essendo di etnia ebraica, Fallada non fu fra gli intellettuali tedeschi costretti ad espatriare dopo l’ascesa di Hitler al potere. Erano noti tuttavia i sentimenti antinazisti di questo scrittore. La sua esistenza letteraria viene così marcata da continui intralci e ricatti, da una costante situazione di provvisorietà all’insegna della sempre pendente minaccia del «divieto di pubblicare». Di tutto ciò si ha un dettagliato e amaramente ironico resoconto in questo Diario, che racconta della complicata vita di un intellettuale dalla posizione del tutto originale nella Germania nazista, a contatto con il meglio della cultura dell’epoca, dal mondo del teatro a quello dell’editoria e che conobbe da vicino gerarchi quali Goebbels e Göring.
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