210 anni dalla nascita di Edgar Allan Poe

210 anni fa, il 19 gennaio 1809, nasceva Edgar Allan Poe, uno dei più grandi e influenti scrittori statunitensi.

Considerato il maestro della letteratura dell’orrore e fondatore del racconto poliziesco e del giallo psicologico, nella sua breve vita fu autore di decine di racconti e poesie che hanno emozionato e terrorizzato milioni di lettori, nonché ispirato molti scrittori fra cui Arthur Conan Doyle e Jules Verne.

Nato a Boston, figlio di una coppia di attori, all’età di due anni rimase orfano (il padre abbandonò la famiglia nel 1810 e la madre morì l’anno seguente) e venne cresciuto dalla famiglia di John Allan, che scelse però di non adottarlo formalmente.
Seguendo gli affari del tutore, Edgar passò un lungo periodo in Gran Bretagna, esperienza che influenzò la sua produzione letteraria (ad esempio il collegio in cui studiò era adiacente a un cimitero, presso cui venivano svolte anche alcune lezioni).

Nell’estate del 1820, Poe tornò con gli Allan negli Stati Uniti e nel 1826 si iscrisse all’Università della Virginia. Durante questo periodo cominciò ad avere i primi problemi col gioco d’azzardo e sperperò il denaro inviatogli dagli Allan per gli studi. Dopo solo un anno abbandonò l’università e si trasferì a Boston dove intraprese la carriera militare che gli garantiva uno stipendio fisso. Qui, nonostante un veloce avanzamento di carriera, non riuscì a trovare la serenità, e il suo unico conforto sembrava essere solamente la scrittura.

Rinnegato dalla famiglia Allan, Poe decise di abbandonare l’esercito cercando di iniziare la carriera di scrittore. Il periodo molto difficile dell’editoria di quel tempo non fu d’aiuto e fu costretto a svendere le proprie opere al migliore offerente senza aver modo di trarre un guadagno dalla vendita delle copie.
È di questo periodo il testo Le Avventure di Gordon Pym, scritto fra il 1837 e il 1838, uno dei suoi libri più famosi e tra i più rappresentativi della narrativa del terrore che ha ispirato Herman Melville per il suo “Moby Dick”.

Poe affronta tutto questo da Baltimora, ospite di una zia, dove conosce quella che, tra un racconto e l’altro, diventò sua moglie. La ragazza, Virginia, era molto più giovane di lui: quando la sposò (inizialmente in segreto) non aveva compiuto ancora 14 anni.

Dal 1840 pubblicò su diverse riviste molti racconti fra i quali “La maschera della morte rossa”, “Il pozzo e il pendolo”, “Il mistero di Maria Roget”, “Il gatto nero” e compose I delitti della Rue Morgue, considerato da molti il racconto capostipite del genere poliziesco. In esso compare per la prima volta il personaggio del detective criminologo Auguste Dupin, antesignano di quegli investigatori “deduttivi” che avranno in Sherlock Holmes il più celebre rappresentante.

Sopraffatto dal dolore per la morte della moglie avvenuta nel 1847 e in estreme condizioni di povertà, Poe cominciò a bere in maniera massiccia e ad usare droghe.

Il 3 ottobre 1849 lo scrittore fu ritrovato delirante per le strade di Baltimora, in grande difficoltà e bisognoso di immediata assistenza. Fu portato all’ospedale Washington College, dove morì domenica 7 ottobre 1849. Poe non rimase mai sufficientemente lucido per spiegare come si fosse trovato in quelle condizioni.

I giornali dell’epoca attribuirono la morte dello scrittore a una “congestione del cervello” o “infiammazione cerebrale”, eufemismi comuni per le morti dovute a cause come l’alcolismo, ma l’effettiva causa della morte rimase un mistero.

Edgar Allan Poe è passato alla storia come un alcolista e un consumatore abituale di droghe. Questo aspetto in realtà, riguardò solo i suoi ultimissimi anni di vita. La cattiva reputazione venne ingigantita da Rufus Griswold, un editore che nutriva dissapori nei confronti di Poe dal 1842.

Griswold scrisse un necrologio particolarmente duro con l’intento di infangare la memoria dello scrittore, ottenendo però l’effetto contrario a quello sperato.

L’orrenda fama unita alle macabre tematiche delle sue opere, contribuirono a elevare Edgar Allan Poe al titolo di scrittore maledetto.

In realtà Poe è stato vittima di una vita difficile e terribilmente infelice che lo portò a creare opere che descrivevano una visione della realtà e contemporaneamente dell’immaginario; l’odio, il fascino e la paura, l’entusiasmo e la diffidenza verso una società dalla quale cercò di fuggire.