Carlo Cottarelli ci racconta cosa significa investire nella cultura

L’obiettivo dell’evento “Ascoltare per Conoscere” era di portare la lettura inclusiva su un altro livello, o meglio, su diversi livelli: questo è stato possibile grazie al contributo fondamentale di tutti gli speaker coinvolti, che hanno saputo coinvolgere il pubblico con le loro preziose testimonianze.

Questo mese vogliamo ripercorrere l’intervento dell’Economista Carlo Cottarelli che, durante la prima giornata dell’iniziativa, ci ha raccontato della sua iniziativa ‘La lettura crea dipendenza’.

Qui di seguito potete trovare alcuni passaggi della sua intervista. 

Secondo lei, professor Cottarelli, la cultura intesa come patrimonio del sapere, come valore umano del sapere e quindi quella umanistica, che valore ha oggi? È conveniente investire anche in questa direzione?

Faccio una premessa: anche se non fosse conveniente, la cultura è importante lo stesso, perché non tutto può essere ridotto all’aspetto economico e lo dico io che sono un economista. Detto questo, per un Paese come il nostro è chiaro che la cultura ha anche nell’immediato aspetti economici rilevanti. Siamo il Paese con le bellezze culturali, abbiamo la fortuna di avere l’ambiente culturale più importante del mondo, quindi è chiaro che in termini di possibilità lo sviluppo turistico è molto importante.

Parliamo di libri. Lei è stato promotore della campagna ‘La lettura crea indipendenza’, ci racconta questa lodevole iniziativa?

L’iniziativa è partita un giorno mentre stavo passeggiando per Milano e ho visto in una vetrina l’ennesimo cellulare. E mi sono detto: “Perché la gente continua a comprare queste cose qui cambiandole ogni due anni perché c’è un modello sempre più nuovo e non compra i libri?”.

Leggere i libri, rispetto al giornale, è diverso. Tendenzialmente un libro ti consente di approfondire un pò di più rispetto a un articolo di giornale che leggi in 3 minuti. Allora ho lanciato questa iniziativa, ho coinvolto qualche decina di personaggi noti, che sono stati tutti molto carini e hanno realizzato alcuni filmati. L’iniziativa è durata solo qualche giorno, ma spero che a qualcosa sia servita. 

Adesso ci spostiamo sul lato scuola perché è la prima deputata all’istruzione. Secondo lei la pubblica istruzione, in vista di questi nuovi investimenti, sarà pronta a recepire questi fondi e quindi ad investire in maniera efficace o sarà un altro treno che andremo a perdere?

Prima di tutto è bene che ci siano questi fondi, perché ce n’erano troppi pochi in passato.  Se poi siamo pronti a usarli questa è un’altra questione. Bisogna vedere anche qual è la destinazione di questi fondi. Secondo me il problema principale delle scuole italiane non sono le “classi pollaio”, ma il fatto che abbiamo insegnanti poco pagati, poco formati e che trovano sempre meno la collaborazione dei genitori. Si tratta quindi di spendere bene i pochi soldi che ci sono, ma anche di mettere più soldi in questo settore che è prioritario. 

Vorrei riprendere anche il discorso della disabilità, quanto è importante un’inclusione non solo a parole ma reale? Quale beneficio può dare?

Il discorso è più generale, perché non riguarda soltanto l’inserimento nella scuola, ma è un problema di inserimento in generale nella società. Mi sembra però che ci sia una consapevolezza culturale maggiore rispetto al passato e questa è una cosa positiva.