Colui il quale diede una svolta alla commedia dell’arte italiana, colui il quale attuò la riforma del teatro che portò grandi cambiamenti di là a venire: Carlo Goldoni, il commediografo veneto che rivoluzionò il mondo del teatro. Siamo nel XVIII° secolo e il mondo del teatro in Italia è caratterizzato dalla Commedia dell’Arte, ovvero il modo di fare teatro che si sviluppò dopo il medioevo, dove gli attori interpretando dei personaggi tipo (Arlecchino, Pulcinella, il giovane innamorato, il vecchio scorbutico, ecc.) improvvisavano recitando in base ad un’esile trama, il così detto “canovaccio”. Il fortuito successo di Goldoni come sceneggiatore gli diede la possibilità di cambiare le carte in tavola: rivoluzionò il mestiere dell’attore, portandolo dalla sola improvvisazione al recitare un testo scritto, e cosa ben più importante, i personaggi sarebbero stati non più tipizzati ma avrebbero avuto una personalità unica, che li avrebbe resi psicologicamente approfonditi.
La vita di Carlo Goldoni
Nato in una famiglia borghese nel 1707 seguì il padre a Perugia e poi a Rimini iniziando gli studi di filosofia che lo annoiarono terribilmente. Già da ragazzo, infatti, la passione per il teatro lo portò diverse volte fuori dalla strada che il padre voleva che percorresse. Infatti è noto l’episodio di quando scappò con una compagnia di attori, oppure di quando, entrato nel collegio Ghislieri di Pavia, fu cacciato per aver scritto una satira sulle donne del luogo. Però con l’improvvisa morte del padre nel 1731 si dovette prendere carico della famiglia, quindi tornato a Venezia, completò gli studi a Padova e intraprese la carriera di avvocato.
Una svolta fondamentale arrivò quando nel 1734, trovandosi a Verona, Carlo Goldoni entrò in contatto con il capocomico del teatro veneziano di San Samuele Giovanni Imer: al suo seguito cominciò a comporre le prime opere teatrali. Fu un periodo dove alternò ancora l’attività di scrittore a quella di avvocato e ai vecchi studi intrapresi.
Successivamente nel 1748 gli venne offerto dal capocomico Medebach di dedicarsi all’attività di commediografo a tempo pieno per il teatro di Sant’Angelo e lui accettò dando così inizio a quello che fu il periodo più prolifico e celebre della sua attività di scrittore. Nel 1750 realizzò inoltre le famose sedici commedie in un solo anno (frutto di una scommessa con il suo pubblico e con Medebach). Però nel 1753 litigò con il capocomico Medebach per una questione di soldi e andò a lavorare per il teatro di San Luca. Dopodiché si trasferì a Parigi, dove, dedicandosi ancora alla sua più grande passione, si trovò ad attuare di nuovo la riforma, dato che lì andava di moda la commedia “all’italiana”, ovvero la commedia dell’arte superata dal teatro di Goldoni. Proprio a Parigi passò i suoi ultimi anni, scrivendo oltre a varie nuove commedie anche la sua autobiografia. In quel periodo scoppiò la rivoluzione francese che sconvolse la sua vita e, con la soppressione delle pensioni che gli erano state concesse dal re, morì nella miseria il 6 febbraio 1793.
Lo stile di Goldoni: un nuovo modo di fare teatro
In quella che era la riforma programmata da Goldoni troviamo un teatro realistico, non c’è nulla di inventato o di surreale: il linguaggio è per lo più il dialetto veneto, schietto e come il parlato; passioni costumi e mode sono ripresi direttamente dalla vita vera e messi in scena.
Goldoni riprende quella che è la vita quotidiana della sua classe sociale e costruisce le sue opere quasi analizzando maniacalmente tutti gli aspetti di essa utilizzando espedienti unici. “I Rusteghi” per esempio è una commedia molto particolare in cui sono presenti ben quattro personaggi tipizzati (i rusteghi appunto, dal dialetto veneto, col significato di burberi), ma ognuno a modo suo, e sono portate sulla scena situazioni comuni per la borghesia, litigi, tradizioni ma anche caratteristiche innovative: in questa commedia in particolare le donne svolgono un ruolo fondamentale e sono quelle che propongono le riflessioni più progressiste.
Un altro esempio è “La Locandiera”, forse la sua opera più famosa, dove abbiamo una protagonista femminile, Mirandolina, un personaggio complesso, esuberante, con un forte spirito Borghese, ha una innata abilità nel far innamorare gli uomini che cadono tutti ai suoi piedi. Domina la commedia superando ogni ostacolo per fare a proprio modo, badare ai propri affari di locandiera, assicurandosi tranquillità e mirando a un costante equilibrio tra reputazione, interesse e libertà, senza andare in sposa ai tanti uomini rimasti da lei affascinati. Gli altri personaggi, tra cui il cavaliere di Ripafratta, uomo misogino che finirà poi con l’innamorarsi di Mirandolina, fanno risaltare la figura della protagonista. Una commedia ricca di intrighi, appassionante, ambientata a Firenze probabilmente per non incombere nei fastidi dei nobili veneziani e scritta in un italiano che è quello del dialetto fiorentino.
Le opere di Carlo Goldoni
Nel 1738 Goldoni scrisse le sue prime commedie: Momolo Cortesan, Il Momolo sulla Brenta e Il mercante fallito. Goldoni nel corso della sua vita ha scritto più di 200 commedie in italiano e in dialetto veneziano. Le più famose sono:
- La donna di garbo (1743)
- La famiglia dell’antiquario (1750)
- I pettegolezzi delle donne (1750)
- La locandiera (1752)
- I rusteghi (1760)
- La trilogia della villeggiatura (1761)
- Le baruffe chiozzate (1762)