Gli scrittori veneti

DINO BUZZATI
(San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972)

Fin dalla giovinezza, Buzzati manifesta interesse per la scrittura, la poesia, la musica e le arti figurative.
Trascorre la sua infanzia tra Milano e la villa di San Pellegrino, dove, immerso nella natura, scopre e sviluppa il proprio universo interiore.
La montagna, infatti, è la vera compagna della sua infanzia, cui è anche dedicato il suo primo romanzo, “Barnabo delle montagne” (1933).
Il suo libro più amato e conosciuto, “Il deserto dei Tartari” (1940), diverrà un emblema della letteratura del Novecento.
Nel 1958 vince il Premio Strega con il libro Sessanta racconti.

 

ANTONIO FOGAZZARO
(Vicenza, 25 marzo 1842 – 7 marzo 1911)

Proveniente da una famiglia religiosa e patriottica, Fogazzaro indaga nelle sue opere il mondo sentimentale e religioso dei protagonisti, affronta il conflitto tra fede e scienza, tra cattolicesimo e mondo moderno.
Il primo romanzo, “Malombra” (1881), d’ispirazione fondamentale autobiografica, fu definito da Giovanni Verga «una delle più alte e delle più artistiche concezioni romantiche che siano comparse ai nostri giorni in Italia».
Il romanzo “Piccolo mondo moderno” (1901) è una testimonianza dell’ambiziosa battaglia che Fogazzaro intraprende, quella di rinnovare il cattolicesimo.

 

LUIGI MENEGHELLO
(Malo, 16 febbraio 1922 – Thiene, 26 giugno 2007)

Adolescente negli anni della guerra e del fascismo, Meneghello affianca agli studi l’impegno politico, portando avanti la causa del famoso Partito d’Azione.
“I piccoli maestri” è una testimonanzia fondamentale della guerra partigiana di quegli anni.
Nel dopoguerra, decide emigrare dall’Italia e trasferirsi con la moglie in Inghilterra, dove nel 1947 fonda e dirige la cattedra di letteratura italiana presso l’università di Reading.
Tra le opere più famose ricordiamo “Libera Nos a Malo” (1963), romanzo che racconta la vita provinciale e contadina vista con gli occhi di un bambino, filtrata dallo sguardo dell’adulto. La particolarità dell’opera è l’uso del dialetto, dei neologismi, che ne fa «un gioco sul pentagramma dialettale», come lo ha definito Guccini.

 

TINA MERLIN
(Trichiana, 19 agosto 1926 – Belluno, 22 dicembre 1991)

Tina Merlin, più che per la sua produzione letteraria, viene ricordata soprattutto per il suo impegno verso i problemi della montagna veneta.
Sostiene infatti la causa partigiana durante la Resistenza, si iscrive al Pci e nel 1951 diventa corrispondente dell’Unità.
Con i suoi articoli, in particolare, contribuisce a mettere in luce la verità sulla costruzione della famosa diga del Vajont, non senza incorrere in denunce, spesso senza essere ascoltata.
Proprio riguardo al disastro in questione, l’autrice pubblica un saggio sulla vicenda: “Sulla Pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont” (1983).

 

Segnaliamo alcune opere presenti attualmente a catalogo: