Maria Pastrello ci parla della sua esperienza come dirigente scolastico e membro del CTS

L’obiettivo dell’evento “Ascoltare per Conoscere” era di portare la lettura inclusiva su un altro livello, o meglio, su diversi livelli: questo è stato possibile grazie al contributo fondamentale di tutti gli speaker coinvolti, che hanno saputo coinvolgere il pubblico con le loro preziose testimonianze. 

Questo mese vogliamo rivivere l’intervento del dirigente scolastico Maria Pastrello che, durante la prima giornata dell’iniziativa, ci ha parlato dell’inclusione nelle scuole a vari livelli.

Qui di seguito potete trovare alcuni passaggi della sua intervista. 

Una delle caratteristiche distintive della scuola italiana è l’attenzione all’inclusione, finalizzata a innalzare la qualità dell’apprendimento di tutti gli alunni. Ci vuole parlare della sua esperienza come insegnante di sostegno?

“L’insegnante di sostegno è innanzitutto un insegnante di classe. Lo è giuridicamente, e questo permette di avere una visione ampia di quello che è un percorso didattico, relazionale e sociale degli studenti.

Credo che nella scuola italiana abbiamo delle norme a supporto estremamente importanti e avanzate, che non sempre però trovano una facile applicazione: costruire un percorso personalizzato implica conoscenze e competenze da parte di tutti, non solo dell’insegnante di sostegno, che spesso non si riescono a mettere in sinergia.

L’esperienza mi ha permesso di capire da una parte l’importanza di quella che è l’inclusione in Italia, che non è semplice integrazione, perché l’inclusione è qualcosa di ben più ampio e di più completo, perché significa creare le condizioni affinché, in questo caso lo studente, diventi pienamente se stesso. L’insegnante di sostegno non è l’insegnante di un solo studente, ma opera per tutta la classe e dovrebbe far in modo, insieme agli altri insegnanti, che la classe diventi una risorsa.”

Passiamo alla sua esperienza decennale di dirigente scolastico. Che cosa può fare e cosa fa lei come dirigente scolastico per operare per gli studenti nell’ambito di una didattica inclusiva?

“Credo che il lavoro, lo sforzo più importante di un dirigente sia quello di costruire insieme una visione di scuola che si traduca poi in prassi e in percorsi educativi. Ciascuna scuola, rispetto al contesto in cui si trova, deve darsi un’organizzazione guidata da una vision, da valori di riferimento che devono sostenere le scelte. Le scelte poi vanno pensate rispetto al “qui e ora”.

L’impegno maggiore è proprio quello di tradursi in organizzazione, in proposte, in progetti che siano in grado di rispondere ai bisogni e agli studenti.”

Come dirigente deve operare nei confronti degli studenti che hanno disturbi evolutivi speciali (come DSA o BES).  Lei come dirigente nelle sue scuole, che cosa realizza per questi studenti particolari?

“Tutte le classi sono delle “pluriclassi” perché dentro una classe ogni studente ha le sue esigenze e i suoi bisogni. L’attenzione deve quindi essere rivolta a ognuno di loro. In caso di situazioni specifiche si cerca di intervenire garantendo una risposta a questi bisogni particolari, che possono esserci legati disturbi specifici dell’apprendimento o ad altri bisogni, costruendo un piano didattico personalizzato.”