Mario Cottarelli ci parla dello svilimento linguistico del turpiloquio

L’obiettivo dell’evento “Ascoltare per Conoscere” era di portare la lettura inclusiva su un altro livello, o meglio, su diversi livelli: questo è stato possibile grazie al contributo fondamentale di tutti gli speaker coinvolti, che hanno saputo coinvolgere il pubblico con le loro preziose testimonianze. 

Questo mese vogliamo rivivere l’intervento del compositore e scrittore Mario Cottarelli che, durante la prima giornata dell’iniziativa, ci ha parlato del suo libro ‘Parliamo di parolacce senza dire parolacce’

Qui di seguito potete trovare alcuni passaggi della sua intervista. 

Parliamo delle parolacce senza dire parolacce, che è anche il titolo del libro del dott. Mario Cottarelli. Perché ha scritto questo libro dottor Cottarelli?

Io ho scritto questo libro perché fin da ragazzo mi sono sempre chiesto perché si dicono tutte queste parolacce e avevo l’impressione che ci fosse qualcosa di malato in tutto questo dilagare del turpiloquio.

Mi sono dato delle risposte e mi sono chiesto se queste risposte che davo a me stesso fossero qualcosa di nuovo o di già detto da alcuni studiosi e mi sono documentato, mi sono reso conto che c’era qualcosa di nuovo nel mio pensiero. Ci ho messo parecchi anni per decidere a scrivere questo libro.

Nella scuola troviamo le parolacce, al cinema troviamo le parolacce, nei libri e romanzi, anche di scrittori rinomati, in cui si fanno uso della parolaccia.

C’è bisogno di tutto questo?

Il problema è che il mondo della cultura secondo me non ha capito cosa sia la parolaccia. 

Però, appunto, se ci si rendesse conto di quanto può essere dannosa la parolaccia, forse anche il mondo della cultura comincerebbe a usarne di meno.