Noi donatori di voce

C’è chi presta la propria per raccontare storie a chi non le può leggere

«Ogni volta che registro penso a chi ascolta. Immagino mentre sente la mia voce, che per lui o per lei rappresenta la via per arrivare al testo. Questo mi spinge a leggere nel modo migliore possibile: se sbaglio, torno indietro e correggo». Loredana Borghetto ormai da dieci anni presta servizio al Centro Internazionale del libro parlato – Cilp. Sede a Feltre, vicino Belluno, da circa quarant’anni fornisce audiolibri e letture di riviste a chi ha problemi visivi – non vedenti o ipovedenti – o a chi ha difficoltà nella lettura, come i dislessici. Circa 400 volontari in tutta Italia: 100 si sono aggiunti nel corso del 2020, determinando una crescita senza precedenti. Lo stesso vale per gli utenti, nell’anno della pandemia saliti a quasi 2000. La lettura a voce alta sembra in effetti in crescita, secondo i dati raccolti da Aie – Associazione Italiana Editori: fra il 2017 e il 2020 gli audiolibri hanno registrato un aumento pari al 29% e superiore a quello degli ebook (+25%). Nel periodo pandemico il valore degli abbonamenti alle piattaforme che diffondono audiolibri è stato di 17,5 milioni (+ 94% rispetto al 2019). Le ore ascoltate sono aumentate dell’80%.

Il Cilp conta oltre 12mila titoli all’attivo, la grande maggioranza letti su commissione. Sono gli stessi utenti, infatti, che contattano il centro con richieste specifiche. I libri vengono in seguito assegnati ai donatori, che si impegnano a portare a termine la lettura entro un determinato periodo di tempo. Registrano su un programma apposito e suddividono i brani in file da 20 minuti, che poi ritoccano: tolgono i rumori di sottofondo, accorciano o allungano i silenzi e così via. «Il genere più richiesto è il romanzo giallo», spiega la presidente Luisa Alchini, «ma abbiamo molte commissioni di testi scolastici o universitari. Di recente un utente si è laureato in ingegneria ascoltando i libri letti da un nostro donatore». Tempo e costanza: sono i due requisiti da cui ogni volontario deve partire. «Io ho scelto di aspettare la pensione. Prima insegnavo e sarei stata troppo impegnata», continua Loredana. Ci si propone e si viene sottoposti a un provino nel corso del quale si leggono estratti da due testi diversi: «Perché è necessario valutare la capacità di adattare la lettura al libro che si ha di fronte». Una volta passata la selezione, il donatore partecipa a corsi di formazione organizzati dal centro, il cui obiettivo è migliorare dizione ed espressività. «Per esempio è molto importante fare le pause: così chi ascolta capisce che c’è stato un cambio di capoverso», prosegue Loredana. La lettura è piana e calma se si affronta un testo scolastico, mentre cambia tonalità nel caso dei romanzi: «Perché all’interno del romanzo stesso ci sono ritmi diversi. Un dialogo o una scena d’azione, per esempio», spiega Dario Sandro Vaggi, donatore di voce del Cilp e referente per la regione Lazio. Quando si affronta un testo narrativo è molto importante calibrare l’interpretazione: «Non potrà essere piatta come per un libro universitario, ma non siamo attori. I nostri utenti non amano le voci caricate in modo eccessivo. È diverso invece per le fiabe rivolte ai bambini». In questo caso si possono creare delle tonalità o dei timbri appositi, spiega Dario: «Ogni personaggio avrà la propria voce, diversa dalle altre. È una fiaba ed è giusto che un bambino se la viva come tale».

Prima di leggerlo per gli altri, il libro si legge per sé? «Io non lo faccio mai». Spiega Tamara Fagnocchi, attrice teatrale e voce di numerosi fra audiolibri e spot pubblicitari. «Anzi. Credo molto nella lettura a prima vista, perché dà spontaneità al tono. Non è facilissima: si è sempre su due righe nello stesso momento. Con la voce sulla riga uno, con gli occhi già sulla riga due». Nel suo caso, il viraggio verso gli audiolibri è iniziato nel 2017. «Credo che questi ultimi, così come i podcast, ci riportino a quando i nostri genitori ci raccontavano le storie da bambini. Forse funzionano per questo motivo». Perché ci fanno sentire in connessione, e meno soli. E infatti esistono anche realtà come Lav – Letture ad alta voce. Una rete di circoli con diffusione nazionale, il cui motto è Io leggo per altri. «Andiamo negli ospedali, nei centri migranti, nei diurni, nelle rsa», spiega il presidente Federico Batini. Si distinguono perciò perché leggono di persona e il contatto con gli ascoltatori è diretto. Funziona? «Dal nostro punto di vista, sì. Abbiamo visto anziani taciturni e chiusi aprirsi come mai avremmo pensato».

Articolo di Elisa Cornegliani