Sei detenute della Dozza partecipano al progetto “Lib(e)ri in carcere”: registreranno gli audiolibri per far uscire dall’isolamento chi è privo della vista
Da Repubblica del 7 giugno 2018 di VALERIO VARESI
Si può restituire qualcosa quando si è in debito con la collettività. E cosa c’è di più intimo e personale della voce? Sei detenute del carcere della Dozza hanno deciso di consentire ai ciechi di leggere un libro. Si tratta di un grande dono, forse di scarso valore economico, ma di enorme valore simbolico: la possibilità di inoltrarsi con la mente in un mondo nuovo immaginandolo attraverso il suono delle parole di chi legge per te. Tutto questo fa parte di un progetto coordinato da Marzio Bossi che ha per titolo “Lib(e)ri in carcere” nell’ambito del “Centro internazionale del libro parlato”. Bossi, con la collaborazione della direzione carceraria, ha selezionato un gruppo di sei detenute che hanno accettato di sottoporsi alla “prova lettura”. Si trattava di leggere un brano senza incertezze, senza inflessioni particolari e con voce sufficientemente chiara e scandita. Una volta scelto il primo gruppo, arriverà un breve periodo di addestramento e tra qualche settimana le lettrici cominceranno a registrare gli audiolibri.
Questa della Dozza non è però l’unica iniziativa avviata col “Centro del libro parlato”. All’istituto comprensivo di Molinella sarà sperimentato un nuovo tipo di testo digitale. In pratica si tratta di un audiolibro-E-book in cui viene evidenziata una frase dopo l’altra contemporaneamente alla lettura da parte di un volontario. Questa innovazione è destinata ai dislessici e rappresenta un passo avanti rispetto agli strumenti finora disponibili. Il volume che farà da pioniere è “La nostra Italia” e comprende nozioni di geografia, storia, monumenti e personaggi del nostro Paese a beneficio anche dei bimbi stranieri che intendono imparare la lingua italiana.
«Il progetto del carcere, a cui tenevo molto, mi ha occupato per oltre due anni – spiega Bossi – e devo ringraziare il responsabile delle attività culturali in carcere Massimo Ziccone, oltre alla direzione della Dozza». L’idea iniziale era di coinvolgere anche la sezione maschile ma per ora non è ancora possibile.
«Le lettrici sono tutte diplomate e iscritte all’università. Persone che hanno una discreta scolarizzazione» continua Bossi il quale registra per i ciechi da vent’anni. «Credo che questa iniziativa serva anche alle persone che si trovano in carcere, visto che le giornate in cella sono lunghissime con la noia e l’inedia sempre in agguato. Una delle partecipanti – racconta Bossi – mi ha detto che ha deciso di iscriversi all’università a sessanta anni per sfuggire al tedio delle giornate».
Il gruppo di sei lettrici si è creato anche per questo e per il desiderio di fare qualcosa per altre persone meno dotate. All’inizio le volontarie erano quattro, poi si sono aggregate altre due. Si spera che altre detenute si facciano avanti. Bossi porterà con sé in carcere anche un’attrice dell’Itc Teatro di San Lazzaro: Donatella Allegro.
«Desidero che oltre a leggere con chiarezza e buona dizione -prosegue il coordinatore – chi donerà la voce possa anche dare un’intonazione e un’espressività che possano rendere ancora più accattivante l’ascolto. Per questo Donatella sarà fondamentale anche perché spero di poter organizzare dentro la Dozza una lettura pubblica con protagoniste le detenute volontarie». La direzione del carcere ha collaborato a questa iniziativa consentendo tutti i venerdì a Bossi e a eventuali accompagnatori come la Allegro di entrare per svolgere il lavoro di istruzione e addestramento per le lettrici. Nascerà così l’audiolibro made in Dozza.
“È un lavoro che mi ha occupato per due anni: ci tenevo molto, e per questo ringrazio la direzione”
Marzio Bossi coordinatore del progetto