La Disprassia è classificata all’interno dei DCD (Developmental Coordination Disorder) e quindi come un disturbo evolutivo della coordinazione motoria. Nello specifico si tratta di un disturbo permanente, congenito o acquisito precocemente, dell’esecuzione di un’azione intenzionale: il bambino si trova cioè in difficoltà nelle fasi di pianificazione, programmazione ed esecuzione di atti motori finalizzati ad uno scopo.
Si manifesta generalmente nei primi anni di vita, durante i quali si osserva un ritardo nell’acquisizione delle tappe che caratterizzano lo sviluppo motorio. Successivamente, con l’ingresso nell’ambiente scolastico, insorgono problematiche relative agli apprendimenti: nel disprattico sono maggiormente evidenti le criticità nel processo di scrittura, tuttavia occorre tenere presente che nella maggior parte dei casi si presentano difficoltà anche nella capacità di lettura.
Cause della disprassia
Attualmente non è ancora stata definita una causa univoca della Disprassia. Essendo un disturbo di natura congenita o acquisita precocemente, le ipotesi più accreditate per l’espressione di questa patologia riguardano la genetica e il ritardo dei processi maturativi del Sistema Nervoso Centrale. Per quanto riguarda la componente genetica sono state riscontrate mutazioni a carico del gene FOXP2 in soggetti disprattici. Fattori predisponenti sembrano inoltre essere la prematurità, il basso peso alla nascita e la sofferenza pre-perinatale, condizioni che possono influire sulla fisiologica maturazione del Sistema Nervoso Centrale.
Tipologie di Disprassia
È necessario distinguere due tipologie di Disprassia:
- Disprassia secondaria: è associata ad altre patologie e sindromi tra cui Paralisi Cerebrale Infantile, Sindrome di Williams, Sindrome di Down, Disturbi Pervasivi dello Disturbo, Disturbi neurologici e neuromuscolari, Disturbi Visivi e ADHD;
- Disprassia primaria o pura: non è associata ad altre condizioni patologiche e il livello cognitivo risulta nella norma.
Nonostante la manifestazione clinica della Disprassia segua un quadro generale comune in entrambe le tipologie, è nella Disprassia pura che si possono osservare concretamente ed isolatamente i sintomi di questo disturbo. Ciò è dovuto al fatto che nella Disprassia secondaria l’interazione con altre patologie determina una sovrapposizione di segni e sintomi, modificando così l’espressione di quelli caratteristici di questa patologia.
Sintomi, valutazione e diagnosi della Disprassia
I sintomi non si esprimono in modo omogeneo e costante in tutti i bambini, ma c’è una variabilità individuale in termini di caratteristiche e gravità.
Inizialmente, come già accennato, si assiste ad un ritardo nel raggiungimento degli appuntamenti funzionali motori. Quindi il bambino disprattico acquisirà le proprie competenze motorie, come ad esempio la posizione seduta ed il cammino, successivamente rispetto ai suoi coetanei. Il movimento è inoltre caratterizzato da difficoltà di coordinazione, scarso equilibrio e goffaggine. Il disturbo può interessare tutto il corpo in modo generalizzato oppure coinvolgere alcuni distretti corporei e funzioni.
Il livello cognitivo è generalmente nella norma. Si tratta quindi di bambini con un’intelligenza nella media, in cui si viene a creare una discrepanza tra ciò che potenzialmente sono in grado di apprendere e la possibilità di metterlo in atto.
Tutto ciò va ad interferire con la qualità della vita, causando difficoltà nelle varie attività quotidiane.
Il disprattico e gli apprendimenti
Il disprattico che deve approcciarsi agli apprendimenti scolastici incontra diverse difficoltà. L’elemento più visibilmente deficitario è la scrittura. Questo compito infatti richiede la programmazione e la coordinazione di movimenti fini precisi, che devono essere prima elaborati e successivamente messi in atto. In un soggetto in cui questi aspetti sono compromessi l’intero processo risulta difficoltoso, rendendo quasi inaccessibile la scrittura manuale.
Spesso inoltre viene coinvolta anche la capacità di lettura. Ciò può verificarsi a causa di una Disprassia generalizzata oppure per una Disprassia settoriale dello sguardo. Nel caso di una Disprassia generalizzata la problematica è relativa sia all’organizzazione motoria per ottenere una postura adeguata sia all’inibizione di movimenti non funzionali, che possono interferire durante la lettura. Nel caso di una Disprassia settoriale dello sguardo sono invece coinvolti i muscoli deputati al controllo dei movimenti oculari. Questi ultimi si presentano così non fluidi e discontinui, ponendo il bambino in difficoltà nell’orientare lo sguardo man mano che prosegue nella lettura: ad esempio fatica a seguire la riga, può saltare lettere e parole. Tutto ciò si riversa poi sul versante della comprensione, in quanto non riuscendo a leggere correttamente quanto scritto non può accedere al significato.
Queste problematiche non consentono al bambino disprattico di accedere alle stesse risorse dei propri coetanei e rischiano così di aumentare il senso di frustrazione, di diversità, di inadeguatezza, di esclusione e di isolamento sociale che possono poi evolversi in problemi comportamentali.
Occorre ricordare infatti che il soggetto disprattico presenta un livello cognitivo generalmente nella norma, quindi è in grado di comprendere ed apprendere come i suoi coetanei ciò che viene spiegato a scuola.
Valutazione e diagnosi
La diagnosi di Disprassia viene confermata da uno specialista, il Neuropsichiatra Infantile, generalmente su invio da parte del Pediatra ed in seguito ad una valutazione da parte di altri professionisti.
Il Neuropsichiatra Infantile, dopo aver effettuato una prima visita in cui esegue la raccolta dei dati anamnestici del bambino, individua le valutazioni specialistiche da effettuare. Queste generalmente prevedono l’intervento di un Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e di un Logopedista. La valutazione viene effettuata su due livelli:
- Qualitativo – basato sull’osservazione diretta dei punti di forza, dei deficit e delle modalità di espressione delle diverse funzioni da parte del bambino.
- Quantitativo – attraverso la somministrazione di test, che permettono appunto di quantificare la performance attraverso un risultato numerico e di confrontarla così con un campione standard di riferimento. I test prevedono prove mirate per la valutazione delle competenze motorie declinate nelle varie funzioni (movimento, programmazione e sequenziamento dell’azione, articolazione del linguaggio, scrittura, lettura…).
Successivamente è prevista una riunione d’équipe in cui gli specialisti si confrontano e, sulla base di quanto emerge dalle osservazioni e dalle interpretazioni dei punteggi ottenuti nei test, il Neuropsichiatra Infantile emette l’etichetta diagnostica di Disprassia.
Percorsi Riabilitativi e Strumenti Compensativi
La Disprassia è una condizione patologica permanente, per la quale non si può quindi prevedere una completa scomparsa della sintomatologia. Tuttavia possono essere messi in atto degli interventi per migliorare la condizione del soggetto:
Percorsi Riabilitativi – sono volti a supportare la performance motoria del bambino, per aiutarlo a svolgere le attività quotidiane ed ottimizzare la sua qualità di vita. A tale scopo sono previsti interventi di terapia neuropsicomotoria e logopedica. Nella terapia neuropsicomotoria si va ad agire all’interno di un contesto di gioco, partendo dai punti di forza del bambino e sfruttandoli per fornire degli schemi di movimento più funzionali ed ecologici. Nella terapia logopedica si elaborano e trasmettono strategie per affrontare gli apprendimenti scolastici.
Strumenti compensativi per la disprassia – comprendono tutti gli strumenti didattici e tecnologici che facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria senza semplificare il compito dal punto di vista cognitivo, in cui questi bambini risultano adeguati. In questa categoria rientrano i software per la scrittura digitale e i libri digitali, che risultano utili appunto per permettere al bambino di affrontare le difficoltà riscontate in queste attività. In quest’ottica acquista una particolare importanza l’audiolibro: questo consente infatti di accedere alle stesse risorse dei coetanei e di incentivare il senso di inclusione. Inoltre favorisce una miglior comprensione rispetto alla lettura diretta.
Approfondimento realizzato in collaborazione con la Dottoressa Cremonesi Michela, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva