Dislessia | Approfondimento

Cosa è la dislessia? Quali sono i sintomi e le cause? Come curare la dislessia con esercizi e strumenti compensativi? In questo approfondimento cercheremo di rispondere alle domande più frequenti sul tema.

Cosa è la dislessia: il significato

La Dislessia è un disturbo dell’abilità di decodifica del testo in termini di velocità e correttezza, non determinato dalla presenza di disturbi sensoriali: il dislessico manifesta quindi difficoltà sulle capacità di lettura e, in alcuni casi, anche di scrittura. Rientra nei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA): tale categoria indica un gruppo di condizioni con esordio nel periodo dello sviluppo (nello specifico durante gli anni della formazione scolastica), nelle quali si riscontra una discrepanza tra il quoziente intellettivo nella norma e le abilità scolastiche significativamente sotto la norma. La Dislessia non è quindi una manifestazione di scarsa intelligenza: i soggetti dislessici infatti possiedono un quoziente intellettivo che rientra nella media, come dimostrato dagli studi.

Secondo la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza si riscontrano difficoltà di apprendimento nel 10-20% della popolazione in età scolare, di cui al 2-5% viene diagnosticato un DSA. In particolare la Dislessia ha un’incidenza maggiore tra i DSA diagnosticati.

La Dislessia, in quanto DSA, fa generalmente la sua comparsa all’inizio della scolarizzazione e si protrae lungo tutto il corso della vita. Si tratta infatti di un disturbo permanente, che può però essere gestito attraverso percorsi e strumenti specifici.

Le difficoltà nello studio di una bimba con DSA

Le Cause e i Fattori di rischio della Dislessia

Attualmente le cause della dislessia non sono ancora definite in modo preciso, ma ci sono numerose teorie e studi di neuroimaging che tentano di fornire una spiegazione a questo disturbo.

Tra le teorie più accreditate si trova quella che identifica la Dislessia come un’anomala espressione di alcuni geni associati alle capacità di lettura e linguaggio. L’alterazione di questi geni potrebbe incidere sulle aree cerebrali correlate, associando il tutto a una componente ereditaria: spesso i disturbi si ripresentano nella stessa famiglia, su diverse generazioni. Va detto che non è ancora stato individuato uno specifico gene da ricondurre alla Dislessia ed inoltre si tende a non ricondurre la componente ereditaria a un singolo gene, ma a una complessità di combinazioni. Anche eventi traumatici o patologici possono essere causa di Dislessia.

Tramite gli studi di neuroimaging è stato possibile osservare l’attivazione delle aree cerebrali durante il processo di lettura. È emerso che i circuiti neuronali dei soggetti dislessici si attivano in modo anomalo quando devono compiere compiti di lettura. In pratica il loro cervello funzionerebbe in modo diverso rispetto ai soggetti normodotati e questo incide sulla funzionalità mentre si legge.

La Consensus Conference del 2007 in materia di DSA ha inoltre individuato i seguenti fattori di rischio:

  • due o più anestesie generali successive al parto, prima del quarto anno di vita
  • presenza di un disturbo del linguaggio
  • sesso maschile – il rapporto di soggetti dislessici maschi-femmine è di 3:1
  • storia genitoriale di alcolismo o di disturbo da uso di sostanze
  • familiarità
  • esposizione prenatale alla cocaina

Sintomi, Diagnosi e Test per riconoscere la dislessia  

I sintomi e le tipologie

Partiamo subito col dire che esiste una variabilità individuale, quindi ogni dislessico è un caso a sé e che i sintomi possono essere più o meno marcati in un caso invece che in un altro. Come sintomi cardine si ritrovano la difficoltà di lettura, in termini di velocità ed accuratezza, e di comprensione del testo. A questi si possono aggiungere altri disturbi come ad esempio problemi di scrittura, problemi nel pronunciare chiaramente le parole, problemi nel costruire un discorso lineare. Inoltre possono insorgere problemi di condotta dovuti al tardivo riconoscimento di questa problematica.

Esistono 2 tipologie di Dislessia:

Come legge un dislessico? A riguardo possiamo identificare tre categorie di dislessia:

  • Dislessia superficiale – I soggetti presentano difficoltà con le parole dalla pronuncia irregolare, per questo è una forma di dislessia che non si manifesta in tutte le lingue. Le persone sono dunque in grado di leggere perfettamente le parole regolari e non hanno problemi a leggere parole inesistenti. Possono comunque comprendere i termini irregolari se pronunciati ad alta voce e correttamente.
  • Dislessia fonologica – I soggetti hanno un disturbo selettivo della capacità di leggere parole sconosciute o parole inesistenti, mentre non hanno nessuna difficoltà con termini familiari
  • Dislessia profonda – Molto simile la dislessia fonologica, ma con un tratto distintivo legato alle paralassie semantiche. Il soggetto, invece di leggere la parola scritta, produce una parola diversa, ma con un significato legato all’originale. Inoltre più la parola è difficile da “immaginare”, più il soggetto manifesta difficoltà nella lettura

A seconda delle caratteristiche della lettura del soggetto si possono inoltre individuare:

  • Dislessici P (percettivo) – i soggetti tendono a rimanere ancorati ad un’analisi visuo-percettiva. Lo stile di lettura è caratterizzato da lentezza e frammentazione, con una lettura lettera per lettera. Gli errori sono temporo-disperdenti: frequenti autoccorezioni e ripetizioni, balbettamenti e lettura sillabica
  • Dislessici L (linguistico) – i soggetti utilizzano un approccio linguistico. Lo stile di lettura è caratterizzato da tentativi di indovinare le parole e di anticiparle e ciò ha come conseguenza la presenza di numerosi errori. Gli errori sono sostanziali: sostituzioni, omissioni ed inversioni
  • Dislessici M (misto) – presentano caratteristiche comuni sia ai dislessici P sia ai dislessici L. Gli errori sono sia temporo-disperdenti sia sostanziali, con il risultato di una lettura lenta e ricca di errori

Per tutti i motivi sopra citati la dislessia si manifesta con maggiore evidenza quando il dislessico comincia a frequentare le scuole elementari. Vi sono però alcuni segnali che permettono di riconoscere il disturbo anche in età prescolare. Ad esempio se il bambino manifesta difficoltà con filastrocche e rime, difficoltà nella costruzione delle frasi e di pronuncia, difficoltà ad apprendere nuove terminologie e ad attribuire significati alle nuove parole.

I dislessici P sono più lenti dei dislessici L. Questi ultimi però commettono più errori dei primi.

Diagnosi di dislessia

La diagnosi della Dislessia è affidata ad un team di professionisti sanitari accreditati per la diagnosi di DSA che prevede l’intervento di:

  • Neuropsichiatra Infantile – provvede alla raccolta anamnestica dei dati del paziente e dei familiari e conduce un esame neurologico per escludere deficit sensoriali
  • Psicologo – conduce una valutazione cognitiva con la WISC IV per rilevare il quoziente intellettivo del soggetto ed effettua colloqui con lui per constatare la presenza di altre problematiche correlate (es. interferenze emotive)
  • Logopedista – effettua test per la valutazione delle abilità scolastiche ed eventualmente anche un approfondimento delle competenze linguistiche

Al termine delle valutazioni viene istituita una riunione d’équipe durante la quale viene elaborata la diagnosi. Successivamente è prevista la restituzione alla famiglia di quanto emerso in sede di valutazione.

La diagnosi di Dislessia viene effettuata a partire dalla fine della 2a classe elementare, quando l’acquisizione dell’abilità di lettura è stata acquisita e stabilizzata. In particolare si diagnostica la Dislessia ad un soggetto quando le prestazioni relative alla rapidità sono inferiori a -2 deviazioni standard e quelle relative all’accuratezza sono inferiori al 5° percentile.

La valutazione viene aggiornata a conclusione della scuola elementare e della scuola media e durante il corso d’istruzione secondaria superiore.

Test per la valutazione della Dislessia

I test a disposizione del Logopedista per valutare la presenza di Dislessia prevedono prove di lettura, in cui si vanno ad analizzare i parametri di velocità, correttezza e comprensione del testo.

Per la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado vengono utilizzati i test MT-3-CLINICA e il DDE-2: il primo prevede la lettura e la comprensione di un brano, il secondo la lettura di una lista di parole e non parole (insieme di suoni pronunciabili ma privi di un significato).

Per il biennio della scuola secondaria di secondo grado viene utilizzato il test MT-3-AVANZATE-CLINICA, mentre per il triennio della scuola secondaria di secondo il test MT 16-19. Entrambi questi test sono così strutturati:

  • lettura di brano;
  • lettura di parole – distinte in base alle caratteristiche di lunghezza e frequenza;
  • lettura di non parole;
  • 2 brani di comprensione del testo.

È stata inoltre standardizzato di recente il test BDA 16-30, per la valutazione della Dislessia fino ai 30 anni d’età.

Le prove dei test seguono gli stessi principi ma vi è un incremento della complessità con l’aumentare dell’età.

Dislessia bambini e adulti  

Come si è detto la Dislessia si manifesta con maggiore evidenza quando il dislessico comincia a frequentare le scuole elementari e ad affrontare gli apprendimenti. Vi sono però alcuni segnali che permettono di riconoscere il disturbo anche in età prescolare. Ad esempio se il bambino manifesta difficoltà con filastrocche e rime, difficoltà nella costruzione delle frasi e di pronuncia, difficoltà ad apprendere nuove terminologie e ad attribuire significati alle nuove parole.

La dislessia dura tutta la vita, per questo i sintomi si trascinano anche in età adulta. Il dislessico adulto manifesta problematiche come: 

  • difficoltà nello scrivere e nel prendere appunti
  • difficoltà nella stesura di un piano di lavoro, una lettera, un resoconto
  • problemi di ortografia
  • difficoltà nel ricordare password numeriche, pin, numeri di telefono
  • difficoltà nell’apprendimento di lingue straniere
  • ricadute in ambito lavorativo e psicosociale.

Poiché si tratta di una condizione cronica risulta importante che il riconoscimento e la presa in carico di questi soggetti siano precoci, per creare un ambiente adeguato e supportare al meglio tale difficoltà per evitare che il quadro peggiori. Dislessici adulti hanno infatti confermato che l’aver costruito intorno a loro un clima di tipo incoraggiante e comprensivo è stato indispensabile, poiché questo si è tradotto in un fattore protettivo contrastante il rischio di compromettere il benessere psicosociale e l’autostima. Per i soggetti in cui non è stato allestito un clima come questo tale disturbo continua ad essere vissuto come un problema non risolto.

Trattamento e strumenti compensativi per la Dislessia

Risulta incorretto parlare di cura o di guarigione, poiché la Dislessia è un disturbo permanente. Esistono però dei percorsi da intraprendere, che possono migliorare la condizione del soggetto affetto:

Percorsi riabilitativi – Prevedono l’intervento di un Logopedista, che propone attività mirate all’incremento delle abilità di lettura e al supporto dello sviluppo delle competenze raggiunte. Individua gli strumenti compensativi e guida il soggetto, la famiglia e la scuola nel loro utilizzo.

Percorsi educativi – Programmi d’insegnamento mirati a migliorare le capacità del dislessico. Parliamo di skills come la connessione delle lettere al loro suono specifico, la comprensione del testo scritto, l’apprendimento di nuovi termini familiari. Il soggetto è affidato ad un insegnante con una preparazione specifica e che generalmente tiene lezioni individuali o con un gruppo ristretto di persone con DSA.

Strumenti dispensativi – Prevedono che il soggetto sia esente dalla pratica di alcune attività in ambito scolastico, poiché non sarebbero correlate ad una possibilità di crescita delle competenze

Strumenti compensativi – Rientrano in questa categoria tutti i supporti come software e dispositivi per PC, libri digitali e lavagne interattive multimediali, utili appunto a compensare le disabilità del paziente dislessico. Si tratta di strumenti che non sostituiscono completamente il soggetto, ma gli forniscono una facilitazione in determinati compiti. In Italia questi strumenti sono identificati come supporto per le persone con Dislessia anche dalla legge (170/2010). Tra gli strumenti compensativi occupa un posto di rilievo l’audiolibro, che consente di mantenere la sequenzialità della lettura e di accedere alle stesse risorse dei coetanei con una facilitazione adeguata. In questo modo si va, oltre a rendere più semplice l’esperienza di lettura, anche ad incentivare l’inclusione nel tessuto sociale.