Susanna Tamaro racconta le difficoltà del percorso scolastico in presenza di disturbi visivi o dell’apprendimento

In questi mesi stiamo ripercorrendo insieme i momenti salienti dell’evento online “Ascoltare per conoscere”, che per tre giorni ha coinvolto il pubblico sui temi dell’inclusività nella lettura, a scuola, in ambito lavorativo. Gli obiettivi della manifestazione erano quelli di fornire un’informazione corretta sui disturbi specifici dell’apprendimento e sulle disabilità visive, aiutare chi ne soffre ad affrontarle e presentare esempi virtuosi di realtà che hanno devoluto il proprio impegno a tali cause, grazie anche al coinvolgimento di professionisti, medici, insegnanti ed esperti che hanno portato le loro testimonianze. 

Fino ad oggi abbiamo quindi riascoltato gli interventi della docente Katjusa Casagrande del Liceo Dal Piaz di Feltre; del professore, psicologo e accademico Cesare Cornoldi; dell’insegnante e artista Romina Cristallo; del donatore di voce Michele Inturri e dell’artista poliedrica Andrea Delogu

Questo mese è la volta invece della scrittrice e artista Susanna Tamaro che, durante la prima giornata dell’iniziativa, ci ha parlato dei suoi libri e delle difficoltà che si incontrano durante il percorso scolastico in presenza di disturbi visivi o dell’apprendimento.

Qui di seguito potete trovare alcuni passaggi della sua intervista.

Quando si parla di educazione, di inclusione, di scuola, non può mancare Susanna Tamaro. Partiamo con una citazione di Daniel Pennac: “Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso”. E lei ha aggiunto che “leggere in fondo non vuol dire altro che creare un piccolo giardino all’interno della nostra memoria”. In questi momenti forse leggere ci permette proprio di “alzare lo sguardo” e salvarci.

Io sono una grande fan della lettura, anche se da piccola non ero una grande lettrice. Piano piano però ho scoperto che i libri riescono a farti crescere un mondo dentro. In questo momento siamo drogati da quello che ci ha imposto la comunicazione mediatica ed è un qualcosa che è stato pensato e macinato da altri: anche un libro lo è, ma la parte visiva e immaginativa è lasciata al lettore. Leggendo un libro esercitiamo la nostra creatività e i personaggi ci rimangono impressi per tutta la vita. È importante che un bambino impari a leggere ciò che gli piace, senza imposizioni. 

Veniamo alla sua esperienza scolastica, che non è stata felice. Le è stato diagnosticato un disturbo, la sindrome di Asperger, quando lei ormai era grande. E questo però, a sua insaputa, le ha creato problemi a scuola. Lei ha detto: “ se fossi un’alunna di oggi sarei sicuramente certificata BSE con dei bisogni specifici e, in un certo senso, il mio percorso scolastico sarebbe stato facilitato”. Lei però lancia anche una provocazione: “siamo proprio sicuri che che essere certificati sia un punto di partenza?”

È una riflessione che invito a fare, perché mi sembra che ci sia la certificazione facile. Quando andavo a scuola io c’era un tipo di didattica e un ordine che era strutturato per portare avanti sia gli studenti più lenti che quelli più veloci: tutti andavamo avanti insieme. Questa cosa mi ha fatto molto riflettere.

C’è poi un’altra cosa: io, in quanto persona Asperger, mi rendo conto che nelle scuole di una volta c’era un grande ordine, anche visivo. Un grande silenzio. Per una persona Asperger che vive in un ambiente in cui c’è molto rumore e c’è tanta confusione visiva è un aggravamento terribile. Paradossalmente la scuola di una volta era più adatta a persone con disturbi neurologici.  

Tutti siamo fragili, tutti noi abbiamo qualcosa in cui noi siamo fragili. La consapevolezza di quella fragilità ci rende più forti, no?

Sì certo, adesso però le fragilità vengono, come dire, addomesticate, anche cullate. Invece la fragilità è la via per diventare forti. La vita è tutta uno sforzo. 

Dall’altra parte c’è invece il dovere di educare. Che cos’è per lei il dovere di educare per un insegnante?

Quello di dare degli orizzonti di valori e di incoraggiare a migliorarsi per adeguarsi a questi valori. Una vita prende senso se tu sai che devi lottare per raggiungere qualcosa e che hai dei valori da rispettare per raggiungere quel qualcosa.